Il Comune di Lodi invita tutta la cittadinanza alle celebrazioni che si tengono il giorno martedì 4 novembre 2014 in ricordo della fine della Prima Guerra Mondiale e dei caduti di tutte le guerre, per sottolineare il valore della pace e partecipare alla Giornata delle Forze Armate.
Il programma prevede:
ore 9.30
Ritrovo dei partecipanti in Piazza della Vittoria
ore 10.15
Partenza del Corteo che andrà a deporre le corone al Monumento dei Caduti in Piazzale Zaninelli
Ore 10.45
S.S. Messa al campo
Ore 11.30
Discorsi celebrativi e conclusione della cerimonia
(19.10.2014)
4
novembre 1918 -
Le parole del sindaco Riccardo Oliva ai Lodigiani
A cura di: Sara Fava - Archivio storico
comunale di Lodi
(clicca sulle immagini per ingrandirle)
Il 4 novembre si celebra la festa delle Forze Armate e dell'Unità Nazionale.
La data ricorda la battaglia di Vittorio Veneto la quale, nel 1918, segnò la fine della Prima guerra mondiale, che sul fronte italiano durò più di tre anni e costò la vita a 700.000 giovani.
Un'intera generazione venne spazzata via, lasciando un vuoto incolmabile nelle famiglie e nella società italiana.
Telegramma inviato da Lodi
al Primo Aiutante di campo di S.M. il Re
Zona di Guerra, 4 novembre 1918
Lodi non fu sede di fronte ma, posta sulla principale linea ferroviaria che collegava Milano a Roma, fu scelta quale sede di diversi ospedali militari.
Si calcola che negli anni di guerra siano transitati a Lodi, per esservi curati e assistiti, circa 11.000 soldati feriti, alcuni dei quali morirono nella nostra città e qui sono sepolti.
Tra le carte dell'Archivio storico comunale sono conservati numerosi documenti e testimonianze che raccontano i disagi, i pericoli e i rischi che i cittadini di Lodi dovettero affrontare e che consentono di scoprire e rivivere il clima di quei difficili momenti.
Telegramma inviato da Lodi
al generale Armando Diaz
Zona di guerra, 4 novembre 1918
La fine della guerra fu salutata da tutti come una liberazione.
L'euforia della vittoria ci è ben testimoniata dai telegrammi che l'Amministrazione comunale inviò il giorno stesso al re Vittorio Emanuele II e al Generale Armando Diaz, capo di Stato maggiore dell'Esercito italiano.
Telegramma
del sindaco Oliva
indirizzato ai suoi concittadini da Gallarate
9 novembre
1918
I due telegrammi sono firmati dall'assessore anziano Carlo Besana, facente le funzioni del sindaco, poiché quest'ultimo, l'avvocato Riccardo Oliva, aveva dovuto lasciare il Broletto qualche anno prima, richiamato alle armi.
I Lodigiani sentirono però forte il suo impegno a favore della causa nazionale. Il successivo telegramma è infatti per lui.
Venne inviato qualche giorno dopo, il 6 novembre 1918, a Gallarate, dove il tenente Oliva era di stanza.
L'assessore Besana, portavoce dell'Amministrazione comunale, si congratulava con il sindaco, parte di quell'esercito che aveva garantito la "redenzione" della nazione e gli augurava un suo prossimo ritorno in Lodi.
Il sindaco rispose a stretto giro di posta il 9 novembre 1918.
Queste le sue parole:
"In quest'ora inebriante voglio essere con lo spirito in mezzo a voi, partecipandoesultanza miei concittadini, esempio costante [di] disciplina ferma e dignitosa ".
Rientrato a Lodi e ripreso il proprio ruolo all'interno dell'Amministrazione, il sindaco, nella prima seduta del Consiglio comunale successiva all'armistizio, tenutasi il 28 dicembre 1918, propone un programma di interventi sociali e assistenziali che presta particolare attenzione ai bisogni dei reduci e delle loro famiglie e, ripercorrendo le vicende amministrative lodigiane, ricorda il convinto sostegno alla neutralità espresso inizialmente dal Consiglio. Chiede inoltre ai presenti di esprimere un pensiero
"per tutti i nostri soldati, per tutti coloro che hanno abbandonato le loro occupazioni civili a causa della guerra, per tutti coloro che hanno sofferto i danni inevitabili del conflitto, per le madri, per le sorelle, per le spose, per i figli di quei soldati e di quegli ufficiali che della guerra furono le vittime..."
La guerra cui, a malincuore, era stato costretto a partecipare, lasciando il proprio impiego,aveva profondamente segnato l'animo del sindaco.