Nella seconda metà del Quattrocento il lodigiano Bassiano Fellati era in possesso di un solido archivio di famiglia: aveva conservato atti e repertori di alcuni antenati del Trecento, che iniziò a utilizzare come traccia per creare originali di falsi notarili da cui faceva poi estrarre copie autentiche da notai compiacenti. Arrivò ad allargare l’attività fino a Milano, ma nel marzo 1480 un notaio milanese denunciò alla corte ducale la falsificazione di due atti col suo nome. La denuncia fu trasmessa a Lodi e Fellati venne arrestato. Sotto tortura ammise di aver falsificato atti, oltre che per molti suoi concittadini, anche per il Capitolo del Duomo di Milano a danno di un nobile milanese consigliere di Ludovico il Moro. La vicenda coinvolse anche il Duomo di Milano e la Santa Sede. Fellati venne condannato a morte e la sentenza fu eseguita sulla piazza di Lodi. Decapitato e il suo cadavere bruciato in piazza del duomo. Dalla vicenda Mario Comincini ne ha ricavato un libro di grande interesse.