Tra asilo ed esilio. L’Atlante dei centri di raccolta dei profughi giuliani e dalmati è il titolo dell’evento dedicato al Giorno del Ricordo 2025, per iniziativa di Comune di Lodi, Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Ilsreco), Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned), Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi) Comitato provinciale di Lodi, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Lodi.
Relatore sarà Enrico Miletto, studioso dell’esodo giuliano-dalmata, coordinatore del progetto dell’Atlante, ricercatore di storia contemporanea presso l’Università degli studi di Torino; martedì 11 febbraio prossimo, alle 21.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense lo storico converserà con Alice Vergnaghi, direttrice scientifica Ilsreco; parteciperanno inoltre Laura Tagliaferri (vicesindaca) e Roberto Nalbone (Anpi).
Miletto tratterà dell’esodo giuliano-dalmata nel più ampio quadro dei movimenti forzati di popolazioni avvenuti nella seconda metà degli anni Quaranta del secolo scorso, presentando il progetto dell’Atlante e soffermandosi su alcuni dei campi e centri di raccolta allestiti in Italia. Questa la premessa della ricerca.
«Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, scatenata dalla Germania nazista e dall’Italia fascista, l’intera Europa fu interessata dal flusso, spesso obbligato, di milioni di persone, che a causa degli eventi bellici e delle assegnazioni dei territori a seguito di nuovi protocolli furono costrette a lasciare i luoghi dove avevano vissuto per anni.
Il processo interessò direttamente anche l’Italia, che dovette firmare Trattati di pace che imponevano la perdita di territori, comprese le zone dell’Adriatico orientale: infatti con il Trattato di Parigi (1947) e il Memorandum di Londra (1954) l’Istria, Fiume e Dalmazia passarono sotto l’amministrazione della Jugoslavia. Di conseguenza la quasi totalità della popolazione italiana appartenente a queste regioni decise di abbandonarle, anche per sfuggire al regime comunista realizzato da Tito.
Tale processo, meglio noto come esodo giuliano-dalmata, coinvolse, oltre alla Venezia Giulia, anche Fiume e la Dalmazia, e rappresentò dunque il tassello italiano del più ampio mosaico degli spostamenti forzati di popolazione dell’Europa postbellica.
Arrivati nel nostro Paese come profughi, i giuliano-dalmati, nelle cui maglie si inserivano anche i molti fiumani che avevano abbandonato la propria città, furono sventagliati in una rete di campi e centri di raccolta dislocati sull’intero territorio nazionale».
Per la sua valenza storica, l’evento rappresenta un’opportunità formativa per le e i docenti che vi prenderanno parte, ai quali sarà rilasciato un attestato di partecipazione.