Museo Civico

Il Museo Civico è momentaneamente chiuso in attesa della sua collocazione presso gli ambienti dell'ex Linificio.

Le informazioni riguardanti le visite guidate, le esposizioni e le pubblicazioni di cataloghi tematici del Museo sono strettamente legate alle scelte espositive del nuovo Museo, e saranno disponibili non appena terminati i lavori di ricollocazione.

Stati Generali della Cultura - Per la rigenerazione culturale dell’ex Linificio


Descrizione del Servizio
Il Museo nacque nel 1868, su indicazione della Deputazione storico artistica e aveva l'obiettivo di conservare i reperti archeologici di Lodi Vecchio e parte del patrimonio pittorico cittadino. Fu inaugurato nel 1869, come Museo Storico Artistico, nelle sale del Palazzo Provasi di via Legnano. Subì poi diversi traslochi, fino alla collocazione attuale nel Palazzo dei Filippini, accanto alla Biblioteca Laudense.

Il Museo è strutturato attualmente in tre sezioni: archeologica, ceramica e pinacoteca.

La Sezione archeologica
Conserva materiali provenienti da collezioni ottocentesche, esemplari provenienti dal territorio lodigiano, ritrovarti nell'Ottocento e nel corso di più recenti campagne di scavi. Vi sono esposti epigrafi della collezione Pontano e provenienti dall'antico  tempio di Ercole edificato sulle rive dell'Adda, reperti dell'età del bronzo, corredi di sepolture celtiche, armille a ovoli, vasellame di bronzo di epoca romana, il corredo della tomba del periodo golasecchiano di Mazzucca di Montanaso Lombardo. E ancora: epigrafi cristiane, sepolture celtiche e longobarde, reperti della Magna Grecia ed etruschi e infine bronzetti romani.

La Sezione ceramica
La città vanta un'antica tradizione, grazie all'abbondanza di argilla nel suo territorio. Dagli scavi archeologici dell'antica Laus Pompeia (l'attuale Lodi Vecchio), a fianco del materiale fittile proveniente dall'Etruria e dalla Magna Grecia si delinea anche una produzione locale, soprattutto di statuette votive e lucerne: reperti attualmente esposti nella sezione archeologica. Il tardo medioevo vede l'affermarsi dell'ornato in terracotta applicato all'architettura. Tra i decori più interessanti quelli dell'ospedale di Santo Spirito (oggi Ospedale vecchio), con le fasce in cotto del chiostro piccolo, della chiesa dell'Incoronata e di palazzo Mozzanica. Nel XV secolo la produzione ceramica d'uso quotidiano è ancora composta da terrecotte ingobbiate e sgraffite, decorate con la semplice gamma dei colori metallici.
I soggetti, in genere popolareschi, sono delineati rapidamente con freschezza e originalità. Nel secolo XVI, ed in quello successivo, doveva già esistere un'attività manifatturiera di buon livello qualitativo destinata principalmente all'esportazione, come si può dedurre dal rinvenimento di numerose lamentazioni circa gli alti dazi sulle maioliche estratte (secondo la terminologia del tempo) dalla città. Ma è appunto nel Settecento che si imposero, con la superbia delle loro realizzazioni, alcune fabbriche: su tutte quelle dei Coppellotti, dei Rossetti e dei Ferretti, dislocate prevalentemente a ridosso delle mura lungo l'Adda per avvantaggiarsi del trasporto sull'acqua e della vicinanza dei boschi da cui attingere la legna per i forni.
L'eccellenza delle ceramiche lodigiane fu favorita dalla raffinata perfezione della cottura a gran fuoco (cioè a elevate temperature), nonché dalla varietà del modellato e dalla bellezza e originalità delle decorazioni (policrome o monocrome) con scene mitologiche, disegni stilizzati e, in particolare, composizioni floreali. L'attività di alto profilo artistico continuò nell'Ottocento soprattutto grazie alla fabbrica Dossena. L'esposizione museale si sviluppa in tre sale, secondo un criterio cronologico.

La Pinacoteca
La collezione documenta in maniera significativa l'attività pittorica a Lodi dal XV al XVIII secolo. Del secolo XV è il ciclo di affreschi, strappati e riportati su tela, realizzati da Matteo e Giovanni Della Chiesa per la chiesa dell'Incoronata. I Della Chiesa, pittori pavesi di influenza bergognonesca, furono attivi tra la fine del Quattrocento e il primo ventennio del Cinquecento. Il ciclo  illustra episodi della vita del Battista.  Un'altra coppia di artisti locali, Ambrogio e Pietro Donati, sono presenti con un altare, in legno intagliato, dipinto, graffito e dorato, che rappresenta storie della Vergine e Cristo, in nove formelle e sei pannelli.
Anche quest'opera proviene dal tempio dell'Incoronata, la più importante officina d'arte della città nel Rinascimento. I Donati teneva no una bottega artigiana attiva tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo.E proprio il XVI secolo rappresentò il secolo d'oro dell'arte pittorica lodigiana, che raggiunse i suoi esiti più alti con la famiglia Toccagni della piazza, poi passati alla storia come i Piazza.
Nel museo sono conservati: di Martino Piazza una Madonna con bambino e un San Bassiano; nell'ambito di Martino e in collaborazione con Alberto, quattro scene con storie dei santi Asntonioo abate e Paolo eremita; di Callisto (il più importante della dinastia) il ritratto di Ludovico Vistarini, un'Annunciazione (stupenda), il Trittico di San Giuseppe, una Madonna con bambino, un Cristo morto sorretto da angeli; di Scipione, figlio di Martino, un'Adorazione dei Magi:sono poi esposte opere di Bartolomeo Bodoni, detto Bartolomeo da Pavia, Sollecito Arisi e una tela dell'ambito del Procaccini. Del XVIII secolo è una notevole veduta della Piazza Maggiore della città. Importanti poi sono tre opere ottocentesche: un volto di Cristo di Giovanni Carnovali detto il Piccio e un autoritratto e il ritratto di Teresa Zumalli Marsili col figlio, di Francesco Hayez.
 


 
Cippo funerario di Caio Caninio
Cippo funerario di Caio Caninio
Cippo dedicatorio di Lucio Ostillio
Cippo dedicatorio di Lucio Ostillio