Orari di apertura:
giovedì e venerdì 16.00 -19.00;
sabato, domenica e lunedì 6 gennaio 10.00 - 13.00 e 16.00 - 19.00
INGRESSO LIBERO
La Fondazione Banca Popolare di Lodi ospita una mostra fotografica, nata da un progetto della Casa Circondariale di Lodi con il fotografo Luca Rossato, che presenta la città di Lodi attraverso gli occhi dei detenuti.
Spesso si sente parlare di distanza umana tra carcere e città, di un divario tra il “fuori” e il “dentro”. I pregiudizi e le etichette che ruotano intorno a coloro che si sono macchiati di un reato sono tanti e ciò genera la costante “paura” di avvicinarsi a questa realtà, con evidenti ricadute sull’efficace reinserimento dei detenuti. La presenza del carcere all’interno della città, inoltre, può sortire un effetto determinante sia sulla comunità circostante che sul sistema penale nel suo complesso, perché, se non si cambia la prospettiva, potrebbe generare rischi di stigmatizzazione. Se questi sono i limiti che incontra la nostra società, ancor più limitante è quello di non soffermarsi sul punto di vista delle persone in stato di privazione della propria libertà personale, che finiscono con l’essere sempre più dimenticate. La proposta di un corso di fotografia che abbia ad oggetto la città di Lodi attraverso gli occhi dei detenuti, allora, nasce dall’idea di contrastare l’isolamento che questi ogni giorno si trovano ad affrontare e per accrescere in loro il senso di appartenenza al proprio territorio. La fotografia stimola un processo creativo costante che coinvolge tutti gli ambiti della persona, rafforzando la consapevolezza di sé e promuovendo una maturazione del proprio io. Dietro la fotografia si cela un linguaggio universale, che offre un canale di comunicazione privilegiato per relazionarsi con gli altri, sviluppare le capacità cognitive e reinterpretare il complesso mondo circostante. L’attività artistica crea uno spazio protetto in cui alcune regole e categorie sociali possono essere temporaneamente sovvertite, sviluppando nei detenuti un senso di libertà, di protezione e di connessione sociale, così come auto-identificazione e di divertimento. È dalla creatività di ciascuno che si può riflettere sulle proprie esperienze, emozioni e prospettive, incoraggiando una maggiore consapevolezza di sé e degli altri a sentirsi connessi con il mondo esterno e ad acquisire una nuova visione della società e sulla vita al di fuori della prigione.
A questi stimoli può far seguito un impegno più profondo che, a sua volta, può aprire la possibilità di sviluppare narrazioni di sé più positive o autentiche, facilitando la scoperta e l’esplorazione di nuovi punti di forza e identità che portano ad una maggiore realizzazione personale.
La fotografia, quindi, può essere un potente mezzo per avvicinare il carcere e la città, promuovendo la comprensione reciproca, l’empatia e il sostegno per il cambiamento positivo all’interno del sistema carcerario e nella società nel suo complesso. Si vuole così creare un ponte tra queste due realtà, per evitare che i detenuti, fisicamente separati dalla città durante il periodo de detenzione, percepiscano questa come un luogo pieno di incertezze e sfide, estraneo e distante, e non un luogo di opportunità di lavoro, istruzione e relazioni sociali.