Due generazioni in mostra
Vittorio Vailati padre. Un’autentica
sorpresa le sue ultime opere nel passaggio dal vedutismo
esterno descrittivo alla silenziosa quiete degli interni nello spazio immoto
di tempo sospeso che rimanda al transito di qualcosa
di avvenuto, di un’assenza più che di un’attesa, a confermare
l’ossimorico distico di Eugenio Montale ‘eppure resta che qualcosa è
accaduto, forse un utente che
è tutto.
Un progresso convincente quello di Vittorio che si aggiunge alla comprovata capacità di provetto e affermato incisore nelle varie
tecniche.
Resta che con queste recenti opere è spontaneo
il richiamo
al lontano clima degli anni Venti del ritorno all’ordine,
in particolare all’artista umbro Riccardo Francalancia (1886-1965), in Vailati
però non animato dalla presenza umana artista a lui
del tutto sconosciuto.
Nei toni bruni e bassi con barbagli di luce e nell’ambientata atmosfera
di solitudine, nel vuoto senza angoscia parla sottovoce il silenzio.
Dalla sorpresa alla scoperta del figlio Gabriele.
In questi anni raramente m’è capitato, nel brulicare paludoso della “mostrite” senza valore, di notare una ricerca connotata di qualità, soprattutto da parte di un giovane. Mi riferisco all’esposizione di disegni di Gabriele Vailati alla chiesa dell’Angelo dell’aprile 2017. Il disegno è la cartina di tornasole di un artista, anche se oggi pare non debba più contare. Un disegnare non convenzionale, libero, sicuro nel respiro dei suoi svolgimenti quello di Gabriele Vailati e nemmeno sdrucito di accademismo, ma colmo di sicura padronanza sorretta da disinvolta capacità tecnica indispensabile per l’essenza e il significato espressivo dell’opera; e mezzo attraverso cui si manifesta la forma nei contrasti tra chiari e scuri, nel viluppo dei sovrapposti meandri sempre nitidi, nella sicurezza delle spigolature portanti dei manufatti con una linea tracciata dalla mano senza ausilio di squadre o righe. Un racconto che non è di apparente virtuosismo, ma di manifesta eloquenza poetica in cui parla nelprofondo silenzio dell’abbandono, del disuso dei fabbricati industriali come di case di cura. Un tempo passato, ma che torna a parlare nella convincente realtà della memoria, dei ricordi di chi li ha conosciuti e vissuti.Un linguaggio avvincente descrittivamente, in certi casi accostabile agli esiti calcografici della maniera nera.Complimenti Gabriele, e avanti così. (Tino Gipponi)
DAL 10 AL 17 NOVEMBRE 2023
CORTE D'ONORE BANCA CENTROPADANA
CORSO ROMA, 100
Orari:
dal Lunedì al Venerdì 17.00-19.00Sabato e Domenica 9.30-12.30 / 15.00-19.00
INGRESSO LIBERO