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"La notte delle lucciole" in scena al Teatro alle Vigne

 
LA NOTTE DELLE LUCCIOLE, IL DIALOGO TRA LEONARDO SCIASCIA E PIERPAOLO PASOLINI IMMAGINATO DA ROBERTO ANDO' E INTERPRETATO DA MARCO BALIANI

In una notte speciale illuminata dalle lucciole e dalle parole di due grandi scrittori del nostro tempo è ambientato l'atto unico di La notte delle Lucciole, di Roberto Andò, che martedì 31 marzo verrà rappresentato al Teatro alle Vigne per la stagione di prosa 2008/2009. Ancora una volta attraverso il teatro, come già in passato ha fatto con il cinema, Andò interroga la Sicilia e uno dei suoi più emblematici testimoni, Leonardo Sciascia, qui interpretato da uno dei massimi esponenti del teatro di narrazione, Marco Baliani, messo in relazione con Pierpaolo Pasolini. Due scrittori dell'azione e della verità, Sciascia e Pasolini, due protagonisti della parola e del pensiero che, attraverso un immaginario dialogo amicale a distanza, diventano messaggeri di una lucida investigazione. Lo spazio è quello di un'aula scolastica, memoria degli anni in cui Sciascia fece il maestro elementare a Racalmuto, e dalla cui esperienza nacque il suo romanzo d'esordio Le Parrocchie di Regalpetra. Uno spazio che di volta in volta assume, attraverso la parola e l'azione, le sembianze dolenti e allucinate della zolfara, o del Parlamento, o l'oscurità fantasmatica di un luogo squarciato dai lampi di un pensiero intriso di pena, ma inesorabile nel suo ragionare per l'uomo. In questo spazio metamorfico dell'aula, oltre al narratore-Baliani, un vecchio e sei bambini giocano il gioco eterno e immutato del boia e della vittima, del servo e del padrone, del candore e della follia. Ma è Sciascia, attraverso il racconto in prima persona, attraverso la parola testimoniale, a muovere in forma di veglia questa fuga su Pasolini (visto come un fratello), dando alle sue parole il carattere di una estrema riflessione sulla morte, sulla scrittura come inesorabile contestazione del potere della morte, del suo prestigio, formulando la più limpida intonazione dell'impegno, laicamente inteso. Teatro politico, dove la parola serve a stanare il pensiero nascosto e la menzogna, senza rinunziare all'interrogazione (pirandelliana) sul mistero esistenziale.

Una veglia con Sciascia: la pietà come possibile redenzione civile.

"Ho pensato che riportare in teatro le parole di Leonardo Sciascia oggi avesse un senso. Avesse una ragione: poetica e politica, senza possibili equivoci nel riferirsi dell'una all'altra, come sempre e in ogni tempo, ma ancor più oggi. Bisognerà, io credo, ripartire dalla coscienza e da chi in nome della coscienza ha speso la propria vita per la libertà - per affermarne la sua dimensione più pura, quella che non accetta accomodamenti né baratti - perché l'Italia ritrovi i propri dei perduti. In questa veglia - e mi piace ricordare che Sciascia tradusse per il teatro La veglia a Benincarlò di Manuel Azana, dandone nell'introduzione la definizione più risonante, l'ultima veglia del chisciottismo spagnolo - le sue parole e quelle di Pasolini (non c'è una sola parola che non appartenga a loro, se non due citazioni da Pirandello e Canetti) trovano un loro, credo non arbitrario, congiungimento. Un congiungimento in cui entrambi si ritrovano accomunati dal destino di rappresentare, nella scrittura, nell'essere testimoni del proprio tempo, una razza che fa della propria mitezza un'arma che non perdona. Entrambi, pronti, con la penna - come fosse una spada - all'azione, per provocare con la scrittura effetti concreti, per disarmare il potere. Ripercorrendo le loro esistenze esemplari, esemplarmente donate a quel mandato che li ha resi profeti nella letteratura di quella speciale dimensione civile che raramente ha trovato in Italia estimatori, ho immaginato, in una notte di veglia, Sciascia dialogare, a distanza, con Pasolini. Fraternamente, disperatamente. Sulla morte, contro la morte. La sua (di Pasolini), quella di Moro. Quella delle lucciole. Spesso si dice di Sciascia come di un illuminista. Io credo che sia sempre stato, e ancor più avvicinandosi alla morte, religiosamente attratto dai misteri insondabili dell'esistenza e che per questo non abbia concesso alibi alla ragione. La sua voce, che ricordo apparentemente fragile e dubbiosa, ci ha consegnato un mandato essenziale per ridare alle nostre più delicate istanze civili un riscatto non perituro, quello che nasce dalla pietas. Non meno politico di quanto si potrebbe frettolosamente pensare, se alla politica si volesse finalmente restituire l'onore di dare voce ai nostri irrinunciabili diritti di cittadini di una comunità che non ha abdicato alla dignità dell'uomo. Ho immaginato e composto questo testo per un grande attore. Senza la complicità di Marco Baliani, infatti, senza la sua adesione ideale e artistica non avrei potuto metterlo in scena come volevo. Lo spettacolo appartiene a lui quanto appartiene a me. La sua voce, la sua intelligenza di attore creatore, la sua complicità hanno aggiunto qualcosa di essenziale al progetto, lasciando risuonare in modo speciale la pietà evocata da Sciascia come il talismano di una possibile redenzione civile".
Roberto Andò

Un modo di usare il teatro

"La notte delle lucciole è un modo di usare il teatro per riflettere insieme, per porre all'attenzione degli spettatori-ascoltatori non solo la vicenda umana di un grande intellettuale del nostro passato prossimo, non solo l'esperienza vissuta di Leonardo Sciascia, ma anche temi e pensieri che riguardano il nostro presente. Io credo che fosse qualcosa di simile "il teatro di parola" che Pasolini promuoveva nel suo manifesto teatrale, un teatro che obbligasse i partecipanti ad una assemblea civile, alla necessità di riannodare la memoria al gomitolo del tempo presente, non per scioglierne i nodi, ché questo non è compito del teatro, ma per renderli a tutti manifesti. Viviamo in un tempo che vorrebbe essere immemore, che non ama mostrare le difficoltà annodate del vivere, che prova fastidio per ogni necessaria fermata del gran treno del progresso che ormai si chiama solo mercato globale. Io sento invece, quando in scena mi faccio attraversare dalle parole di Sciascia, che, almeno in questo spazio tempo del teatro, ci stiamo fermando ad una stazione non segnata sulla carta della velocità: è una fermata dolorosa, ma necessaria".
Marco Baliani

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Teatro alle Vigne
Stagione di prosa 2008/2009 (abbonamento prosa 2)
Martedì 31 marzo 2009 - Ore 21.00
LA NOTTE DELLE LUCCIOLE
uno spettacolo di Roberto Andò e Marco Baliani
testi di Leonardo Sciascia
con Marco Baliani
e Coco Leonardi
e Andrea Martorano, Umberto Nesi, Felice Panico,
Armando Pizzuti, Alexandre Vella
scene e costumi Gianni Carluccio
musiche Marco Betta
drammaturgia e regia Roberto Andò
assistente alla regia Felice Panico
assistente alla scenografia Sebastiana Di Gesu
Produzione Nuovo Teatro
Biglietti: € 21,00 intero, € 17,00 ridotto (fino a 25 anni)
Prevendita martedì e giovedì 10.00-12.30,
martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 15.00-18.00
terzo sabato di ogni mese 09.30-12.30
Nei giorni di spettacolo i biglietti sono in vendita
da un'ora prima della rappresentazione
La biglietteria, nell'orario di apertura, accetta prenotazioni
telefoniche o via mail e fax.
I biglietti per la stagione teatrale sono in vendita,
oltre che presso la biglietteria del teatro, presso l'Ufficio
Informazioni Turistiche
di piazza Broletto, con i seguenti orari:
dal lunedì al venerdì 09.00-12.30 e 15.00-18.00
sabato e domenica 09.00-13.00
(pagamento solo con bancomat)
TEATRO ALLE VIGNE Via Cavour, 66 - Lodi
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