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Festival Da Donna a Donna: "Il prezzo del velo", incontro con Giuliana Sgrena

 
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UN PALCOSCENICO PER LA CREATIVITÀ FEMMINILE
Scrittrici, giornaliste e interpreti del talento femminile
in primo piano a Lodi dal 18 al 27 settembre


IL PREZZO DEL VELO: ISLAM E OPPRESSIONE DELLE DONNE NELLE TESTIMONIANZA DI GIULIANA SGRENA

Nel secondo incontro della giornata, alle 21.00, sul palcoscenico del Teatro alle Vigne di via Cavour salirà un personaggio che evoca momenti tragici e dolorosi della nostra storia recente: la giornalista e scrittrice Giuliana Sgrena, vittima nella primavera del 2005 di un drammatico sequestro in Iraq, dove si trovava come inviata del quotidiano Il Manifesto. Un sequestro che nelle concitate fasi della liberazione dell'ostaggio costò la vita al funzionario del Sismi Nicola Calipari, ucciso da un militare americano che presidiava un posto di blocco nei pressi dell'aeroporto di Baghdad. Nella sparatoria, sulle cui circostanze non sono mai stati fugati tutti i dubbi, restò ferita la stessa Sgrena. Presentata dalla collega Elena Doni, Giuliana Sgrena porterà la sua testimonianza su un argomento che conosce molto bene: l'oppressione delle donne nel mondo islamico. Il prezzo del velo è infatti il titolo del suo intervento e anche quello di un suo libro di successo. Che si chiami chador, burqa o niqab, il velo è il simbolo dell'imposizione che le donne islamiche stanno subendo da parte delle forze maschili più tradizionaliste e reazionarie.
Sull'altra sponda del Mediterraneo è in corso una guerra contro le donne, contro il loro corpo, contro la loro libertà. "L'obiettivo di questo libro - scrive l'autrice - non è tanto la denuncia della violazione dei diritti delle donne, bensì portare alla ribalta l'esistenza nel mondo islamico di donne (e uomini), di associazioni, che si battono contro questo autentico esproprio della libertà".
Nel suo viaggio tra le donne dell'Islam, la Sgrena racconta che in Bosnia le donne "riconvertite" all'uso del velo vengono "compensate" con 200 euro al mese, soldi di provenienza saudita. Nell'Iran di Ahmadinejad non si può pregare con lo smalto, nell'Arabia Saudita (che è lo stato-modello dell'oppressione femminile) le donne non possono guidare l'auto, viaggiare, stare sole in albergo, avere un lavoro, andare a scuola, aprire un conto in banca, dare il nome ai figli, avere un passaporto.
E' vietato tutto, a meno che non abbiano il permesso del padre o del marito.
Giuliana Sgrena ci fa da guida in questo mondo a parte, raccontandoci l'emozione di quando vide il pallore dei visi delle donne afgane quando, dopo la partenza dei taliban, poterono per la prima volta manifestare contro il burqa.
Su quei volti, che per anni non avevano goduto del beneficio dei raggi del sole, la pelle si squamava.
Lodi, 24 settembre 2008


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