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Patto di stabilità, il Sindaco Guerini: "La prospettiva è una paralisi assoluta"

"A leggere Il Sole 24 Ore di oggi, per un sindaco c'è di che essere colto da un profondo sconforto. E verrebbe voglia di buttare tutto a mare. Invece, è il caso di pensare a salvare gli enti locali e rottamare una sola cosa: il Patto di Stabilità, che in questi anni ci aveva certo abituato a infinite stranezze ed iniquità, ma ora rischia di diventare assolutamente insostenibile".
 
Così Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi e membro dell'ufficio di presidenza Anci, commenta le notizie riportate sull'edizione odierna del quotidiano di Confindustria, relative alla clamorosa omissione nella manovra sulla finanza pubblica recentemente varata dal Parlamento della conferma per il 2012 delle misure correttive al Patto di Stabilità introdotte per il 2011.

"Già il fatto che ogni anno si debba rimettere mano alle regole del Patto, in un estenuante negoziato che lascia Comuni e Province per mesi con il fiato sospeso e che prolunga i tempi di approvazione dei bilanci di previsione persino oltre la metà dell'esercizio, la dice lunga sull'efficacia dello strumento e l'efficienza con cui viene gestito a monte - osserva Guerini - Se poi agli spericolati equilibrismi a cui anche gli enti virtuosi sono puntualmente costretti per non incorrere in sanzioni, si aggiungono beffe come la "dimenticanza" di prorogare quegli accorgimenti che possono consentire, pur a fatica, di centrare gli obiettivi di saldo imposti dal Patto, il sistema salta in aria. Siccome negli ultimi cinque anni l'unico comparto dell'amministrazione pubblica che ha fatto registrare un saldo in avanzo è proprio quello degli enti locali, mentre a livello centrale non si è verificato neppure il "dimagrimento" di un grammo della spesa, se si vuole evitare la paralisi non solo degli investimenti nelle piccole opere pubbliche (che tra l'altro potrebbero svolgere un'importante funzione anticiclica in una fase di recessione economica), ma persino dei servizi essenziali, è il caso che si inizi a pensare che il contenimento del deficit pubblico nel nostro Paese non può essere realizzato solo facendo cassa con le risorse disponibili ma immobilizzate di Comuni e Province".
 
La soluzione prospettata da Guerini ("drastica, ma a questo punto inevitabile") è l'eliminazione del Patto di Stabilità, "da sostituire con l'introduzione di un vincolo prescrittivo al pareggio di parte corrente dei bilanci, che di per sé significa deficit zero, anche ampliando il perimetro alle società partecipate, secondo un modello di bilancio consolidato".
 
L'alternativa ("paradossale in un momento in cui, nominalmente, al centro del dibattito nel Paese restano le questioni del "federalismo fiscale", delle riforme istituzionali, del decentramento amministrativo e della riscrittura del Codice delle Autonomie") è quella di relegare gli enti locali ad un ruolo sempre più residuale, poiché impossibilitati a svolgere anche le loro funzioni basilari: "A questa stregua - lancia una provocazione Guerini - bisogna iniziare a pensare all'abolizione dei Comuni, non solo delle Province".
 
"Quello che abbiamo raggiunto - prosegue la sua analisi il sindaco di Lodi - è un punto di non ritorno. Porto l'esempio della realtà con cui mi confronto quotidianamente, ma dopo cinque da presidente di Anci Lombardia e oltre 6 di partecipazione alla Conferenza Unificata posso dire che si tratta di una condizione diffusa: con infiniti sforzi, prestando massima attenzione alla dinamica della spesa corrente, valorizzando tutto quanto era possibile del nostro patrimonio immobiliare, facendo leva su una capacità progettuale che ci ha fatto ottenere numerosi contributi regionali e statali per la realizzazione di opere, siamo sempre riusciti a rispettare il Patto, senza aumentare la pressione tributaria (anzi, diminuendola: secondo uno studio pubblicato nel 2010, Lodi è stato l'unico capoluogo di Provincia in Italia a farlo tra il 2005 ed il 2009), incrementando sia gli investimenti che le risorse destinate ai servizi (in particolare la spesa sociale, così fondamentale per preservare la coesione delle nostre comunità in un momento tanto difficile). Abbiamo un'incidenza del 23 per cento delle spese per il personale sul totale della spesa corrente (abbondantemente inferiore alla media nazionale ed al tetto del 40 per cento stabilito dalla legge, anche comprendendo il personale delle partecipate), uno dei più bassi dati di indebitamento pro capite a livello nazionale, siamo puntualmente tra i primi 5-6 Comuni in ogni classifica dei capoluoghi "virtuosi", nonostante Lodi sia uno di quelli più penalizzati dal criterio della "spesa storica" (solo 3 città ricevono meno trasferimenti erariali pro capite di noi: 210 euro contro una media nazionale di 387). Cosa potremmo fare di più? Io dico nulla, perché le scorte di fantasia e le doti di austerità sono esaurite. Oltre, c'è solo l'abdicazione al proprio ruolo, e ciò sarebbe inaccettabile e rappresenterebbe una sconfitta per tutti".
 
(25-07-2011)