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Le due mostre di Beppe Cremaschi

a cura di Marina Arensi e Mario Quadraroli

Dapprima insegnante e in seguito giornalista affermato, Beppe Cremaschi fin dagli anni giovanili ha coltivato la sua passione per la pittura. 
Dopo la prima parte dell'omaggio a lui dedicato con l'esposizione dei quadri realizzati negli anni successivi al 2000 che saranno esposti dal 14 al 29 gennaio presso la ex chiesa dell'Angelo a Lodi, la mostra intitolata "La poetica geometria delle cose" proseguirà con la seconda parte presso la sede della Fondazione Banca Popolare di Lodi, nell'ambito della rassegna Arte in Atrio, dove sarà possibile apprezzare le opere prodotte negli anni '70, '80 e '90.

 
 

Beppe Cremaschi (Lodi, 26 giugno 1946 - 24 settembre 2021)

Insegnante e giornalista, avvia negli anni settanta le prime collaborazioni con testate di ambito lodigiano e nazionale, nel percorso riconosciuto in seguito dai premi “Vittorio Bachelet” e “Age Bassi”. Comincia nel 1980 il rapporto con “Il Giorno”, ripreso nel 1989 dopo ’esperienza l’anno precedente di direttore del neonato “Corriere Padano”, primo quotidiano della sua città: redattore nella sede centrale di “Il Giorno” in piazza Cavour a Milano, riveste poi il ruolo di caposervizio nella sezione lodigiana. 
Nasce negli anni giovanili la sua passione per la pittura, trasmessagli dal professor Ferdinando Mandelli. Negli anni sessanta fa parte del gruppo “C14”, proseguendo poi in modo appartato la ricerca i cui esiti rende noti nel 2006, nella personale organizzata da Mario Quadraroli presso il suo studio di corso Archinti. Seguiranno presenze espositive in numerose sedi di Lodi e del territorio, e partecipazioni a progetti d’arte. La storica rassegna “Oldrado daPonte” riconosce nel 2013 il suo percorso di pittore e giornalista, conferendogli il premio “Odilia Arvini”.
Con Marina Arensi ha curato a Lodi le antologiche “Ferdinando Mandelli. Un ritorno” (2009) e “Ilia Rubini. La commedia della vita” (2010) alla chiesa dell’Angelo, e la rassegna dedicata a Bruna Weremeenco e Dionisio Urban presso la Sala Bipielle Arte (2016).

 

LE MOSTRE

Nel flusso di memorie che avvolgono l’assenza di Beppe Cremaschi, i connotati riuniti a rievocarne la personalità e i meandri della natura taciuta e inquieta, rischierebbero di restituirne un’immagine incompiuta. Beppe non può essere raccontato. Chi lo ha conosciuto ne conserva personali ricordi, spesso conseguenti ai livelli secondo cui lui stesso ha scelto di svelarsi: dire dell’osservatore di acuta ironia o delle sue passioni e accensioni, della statura culturale, della generosità, della profondità intellettuale e del suo fuggire i compromessi, risulta in ogni caso limitativo. Obbligatorio, e forse da lui accettato pur nell’atteggiamento autocritico che ne ha caratterizzato il procedere, sarebbe invece ricordarlo come giornalista, “tra i migliori che Lodi abbia avuto” secondo il grande Age Bassi. E specialmente si dovrebbe parlare dei suoi silenzi, aleggianti di pensieri. Del silenzioso scavare dentro la vita per capirne il senso, e nel quale trovare anche quello del proprio percorso; del tentativo non indolore di farne combaciare o convivere i tasselli. Lo stesso bisogno di penetrare il mistero delle cose si è riflesso nei quadri, e principalmente sulla pittura sono perciò concentrate le due mostre che intendono essere per Beppe ricordo e omaggio: dipinti nati da sguardi di conoscenza sul passato dell’arte, e dal rigore critico che ha salvato solo una piccola parte di quanto prodotto. La ricerca tra poesia e razionalità, per risolvere il rapporto tra emozione e ordine intellettuale che tanto ha permeato la sua vicenda umana, ha trovato nella geometria il luogo per tentare di comprendere l’essenza del reale. Geometria come fondamento della forma e anima delle cose, secondo la concezione di tanti grandi a cominciare dal kepleriano “Ubi natura, ibi geometria”, e indagata in pittura nella sintesi di spazi e prospettive ideali, secondo la scomposizione di derivazione cubista. Nel piacere dei colori e nei loro rapporti con lo spazio e la luce si disvela con la sensibilità di Beppe il suo linguaggio pittorico, tramite per ritrovarne oggi la presenza. Marina Arensi