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L'intervista a Giammarco Piacenti

La storia dell'imprenditore italiano e del capolavoro che sta restaurando è indice di un atteggiamento coraggioso, aperto e amante del bello. La mostra ‘Restaurare il cielo’ lo racconta all’ex Chiesa dell’Angelo


di Andrea Bruni

Direttore responsabile www.comune.lodi.it

1.650.000 tessere musive, accarezzate una per una.
Figure angeliche mosaicate alle pareti, mai prima d’ora scalfite da mano d’uomo. Mura interne completamente annerite dal fumo millenario delle candele. La grotta dove la tradizione cristiana indica esser nato Gesù, quella mangiatoia dei Vangeli che suona così amabile alle orecchie dei fedeli ad ogni Natale, immutabile.

Bastano pochi dati, tra i tanti a disposizione, per cogliere la suggestione unica al mondo della Basilica della Natività di Betlemme. Religione, fede e politica, che si intrecciano in modo spesso inesplicabile ad uno sguardo superficiale, nascondono invece secoli di battibecchi, di primazie rivendicate, di divoranti lotte per l’affermazione di una fede e di una pratica religiosa rispetto ad altre.

E’ un imprenditore toscano, titolare di un’azienda familiare specializzata nell’arte del restauro, ad aver acceso l’interesse mondiale per le vicende legate all’edificio che fu culla del cristianesimo, oggi luogo tra i più visitati (e contesi) del mondo. Giammarco Piacenti di Prato ha avuto il merito di credere in un’impresa folle, senza dubbio più grande di lui quando nel 2013 trovò sul web un bando e, lettolo, decise di presentare una proposta tecnica ed economica riguardante il restauro della Basilica della Natività all’attenzione dell’Autorità Nazionale Palestinese perché la valutasse, insieme a una dozzina di altre provenienti da ogni parte del mondo.
Passo dopo passo, restano in tre: la Piacenti Spa, un’impresa americana ed una russa.
Incredibile ma vero, l’Italia vince. Il restauro del tetto è suo. Da li, a cascata, il progetto si allarga sempre più a tutto l’edificio che viene sottoposto da allora alle cure di professori universitari, professionisti ed operai coinvolti dall’azienda pratese. Con la qualità inimitabile, uno stile preciso e la capacità di far lavorare nello stesso cantiere 170 persone di ogni credo. Più che un restauro, una mini assemblea permanente dell’ONU.

La mostra ‘Restaurare il cielo. Il miracolo italiano della Basilica di Betlemme’ che trova spazio nell’ex Chiesa dell’Angelo a Lodi, dal 2 all’8 maggio, rende omaggio al volto positivo dell’Italia che sa trarre frutto dalla (esuberante) bellezza che suolo, cultura e storia le hanno riservato. Il racconto della sua impresa ha varcato i confini nazionali. In questi anni Piacenti ha risposto a tante domande, il web dell’azienda ne è l’eloquente testimonianza.

Le nostre a lui sono un’anteprima dell’intervento che terrà venerdì 5 maggio, durante la presentazione della mostra alla città.

Il restauro della Chiesa della Natività di Betlemme è un'operazione di enorme valore, da diversi punti di vista. Ci racconta in breve quanto fatto e a che punto siete nell'avanzamento lavori?
I lavori sono iniziati nel settembre del 2013 con il restauro della struttura lignea del tetto. Siamo partiti con il rifacimento della copertura in piombo e la sostituzione delle finestre con vetri che proteggono i dipinti delle colonne dai raggi solari, poi abbiamo continuato sfruttando le impalcature, che hanno permesso di restaurare i paramenti lapidei esterni dove oggi (fine aprile 2017, ndr) siamo circa al 70% dell'avanzamento lavori. Di seguito abbiamo affrontato il restauro degli intonaci interni, dei mosaici parietali, dell'architrave ligneo del VI secolo e del nartece, che aveva danni strutturali e perciò era puntellato da circa ottant’anni. Adesso sono in corso le operazioni di restauro delle prime cinque colonne e la revisione degli impianti: quello elettrico, la prevenzione incendi e l’illuminazione.

Cosa vi attende da qui in avanti e quando pensate di terminare?
Mancano circa quarantasette colonne, i mosaici pavimentali e i pavimenti in pietra. Ci vorranno circa due anni e pertanto contiamo di terminare nel corso del 2019, giusto in tempo per la storica occasione in cui Betlemme sarà Capitale della cultura del mondo arabo, nel 2020.

La mostra che presentiamo a Lodi all'interno del festival 'Generare Futuro' ha già riscontrato successo e un gran numero di visitatori nel tour italiano che sta compiendo. Quali ne sono gli aspetti salienti?
Mi soffermerei su alcuni aspetti. L'edificio religioso, artistico e storico che ha resistito al tempo e all'uomo, in primo luogo. Come dice Tommaso Santi, il documentarista che sta filmando il restauro, "in Medio Oriente dove si distrugge c'é un luogo dove si restaura un patrimonio dell'Umanità”. In secondo luogo una considerazione che suona a mo’ di messaggio di pace: dopo tanti anni di incuria e di impossibilità di intervenire, le tre Chiese - cristiana ortodossa, cattolica ed armena - hanno trovato un accordo per salvare un monumento che appartiene al mondo intero, insieme all'Autorità Nazionale Palestinese.

Operai, tecnici, dirigenti: a Betlemme tutti lavorano insieme ad un progetto davvero unico, in un luogo unico al mondo. Quale il segreto di tutto ciò?
Semplicemente la passione per il lavoro, per un bene comune.

Ci racconta il ricordo più bello di questi anni e una domanda 'segreta' che conserva nel cuore, che non ha ancora ottenuto risposta?
Il ricordo più bello sono le espressioni di meraviglia di tutti i visitatori quando vedono San Tommaso e increduli lo guardano, abbagliati dalla bellezza. L'ultima “domanda" mi fa venire in mente Isaac Asimov, quando parla della domanda chiave di ogni uomo, che si assomiglia sempre a quella di un suo simile nel voler sfidare l'infinito e porre qualcosa contro l'impossibile eternità sulla terra, far durare le cose conservandole e passarle ai posteri. Ma la mia domanda é più facile della sua e, legata ad altre, dice così: "Perché é un miracolo fare un buon lavoro, comportarsi bene, portare a termine degli impegni? Perché diamo sempre la colpa ad altri e non proviamo a fare qualcosa di buono personalmente? Perché guardiamo solo il negativo di qualsiasi cosa?". Purtroppo ho anche una mia risposta e non mi soddisfa per niente. "Perché é più facile distruggere che costruire".

Giammarco Piacenti sta sfidando questa insoddisfazione. E ci sta riuscendo.

Lodi, 3 maggio 2017.