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Il discorso del Sindaco Lorenzo Guerini

Eccellenza Reverendissima, autorità, amministratori dei Comuni lodigiani, gentili ospiti, carissimi concittadini.
Ancora una volta ci troviamo uniti al cospetto di San Bassiano, nel giorno in cui la città e l'intero territorio rendono omaggio al loro Patrono, manifestando devozione e riconoscenza e riponendo fiducia nella Sua protezione, nel Suo esempio di vita dedicata al prossimo e di testimonianza della capacità di riconoscere e perseguire il bene comune.
 
E' un rapporto profondo e sincero quello che lega i lodigiani a San Bassiano, non un simbolo o una convenzione. 
Un rapporto che si è costantemente rinnovato e consolidato e che ancora recentemente ha trovato una straordinaria conferma nella grande partecipazione popolare che ha accompagnato la peregrinatio in tutta la Diocesi dell'urna delle spoglie del Santo, promossa in occasione del giubileo per i 1.600 anni dalla morte e conclusa alla fine dello scorso settembre con una processione dall'antica Laus alla Cattedrale della nuova Lodi vissuta da migliaia di persone con intensa emozione.
 
L'incontro nella cripta, che segna ad ogni 19 gennaio l'inizio delle celebrazioni della festa patronale, rappresenta anche una preziosa occasione per rinsaldare il legame di vicinanza rispettosa e cordiale che unisce la Chiesa Laudense alle istituzioni della Città e alle varie espressioni della vita sociale di tutto il territorio della nostra Diocesi.
E' un legame che la Diocesi alimenta anche con un importante contributo alla riflessione con il mondo delle istituzioni, promuovendo più occasioni di confronto, tra le quali l'ormai consueto incontro con gli amministratori del territorio, in programma tra pochi giorni, il 22 gennaio, nel solco della forte impronta di attenzione civile e di ricerca della condivisione di intenti a favore del bene comune che in questi anni hanno segnato, Eccellenza, la presenza del Suo apprezzato impegno di Vescovo lodigiano tra i lodigiani. 
 
L'appuntamento di oggi assume quindi un grande significato anche in questa chiave, perché ci permette di riflettere su situazioni e questioni di comune interesse, che ruotano attorno al tema centrale della ricerca delle condizioni fondamentali che possono far sì che la nostra Città e la nostra comunità diventino sempre più civili, accoglienti e capaci di offrire a tutti opportunità di inclusione sociale e qualità della vita. 
 
Ed è una riflessione che riguarda tanto la città del presente quanto quella che desideriamo per il futuro di tutti noi. 
Non sempre è facile pensare al domani con fiducia e ottimismo, specie quando la realtà che stiamo affrontando è carica di preoccupazioni, proprio come quelle che stanno segnando questo prolungato periodo di crisi economica. 
Ma il giorno di San Bassiano per i lodigiani è il giorno della speranza, il giorno in cui tutta la comunità è animata dalla convinzione che è possibile costruire, insieme, un progetto di città sempre migliore, attraversando i cambiamenti che a grande velocità scuotono la società contemporanea e superando gli ostacoli posti sul nostro cammino.
 

Nella tradizione popolare lodigiana siamo soliti dire "San Basan, un'ura in man", perché il 19 gennaio regala un'ora di sole in più.
Oggi, dopo l'anno difficile che abbiamo alle spalle, vogliamo dire tutti insieme, guardando al nostro futuro, "San Bassiano, un'ora in mano e la speranza nel cuore!".
Impegnandosi a restare coerente al grande esempio del suo Patrono, infatti, Lodi è una città che non deve temere di affrontare i suoi problemi, i cambiamenti ed il suo futuro. 
Al contrario (e come sindaco della città in questi anni ne ho avute ripetute e dirette conferme), Lodi ha l'energia e la determinazione per orientare il suo cambiamento allo sviluppo umano, sociale e civile, mettendo la dignità della persona e la sua difesa al centro del suo sistema di valori.
 

E' questo ciò che intendiamo con l'espressione "città a misura d'uomo".
Non solo una realtà civile amministrata in modo efficiente e dotata di servizi di buon livello (come, in ogni caso, è giusto che sia); ma, soprattutto, una città, come ha ricordato il cardinale Tettamanzi alla vigilia della ricorrenza di Sant'Ambrogio, "in cui la solidarietà riveste i tratti del dovere (...) e diventa fondamento del grande patto sociale che ne preserva la coesione (...) e che ci spinge, ogni giorno, a domandarci se questo dovere sia stato assolto pienamente e nei confronti di tutti".
 

E' una domanda cruciale, a cui un sindaco non finisce mai di dare una risposta, sentendosi a volte inadeguato di fronte alla responsabilità di capire i problemi della comunità, saperli affrontare e risolvere.
Ancor più, la responsabilità di capire che il benessere della nostra comunità dipende da molti fattori e da molti attori, ma che il suo futuro, la direzione che vorrà e saprà prendere, dipendono alla fine dalla qualità delle relazioni tra le persone, dalla coesione sociale e da una solidarietà che si sappia esprimere nei gesti di ogni giorno.
 

Non è solo nelle istituzioni, quindi, che la città solidale può risiedere e prosperare. 
E' nella partecipazione, nella condivisione, nel dialogo e nel coinvolgimento delle persone, che si accompagnano e si aiutano, unite da un senso di appartenenza che non è solo identità storica, bensì è profondo e indispensabile spirito di comunità.
 

In questo senso, sono convinto di poter dire che Lodi è una città viva e responsabile, in cui le manifestazioni di disponibilità a cooperare per il bene comune sono numerose e quotidiane, ad ogni livello: dalla serena convivenza che contraddistingue da sempre il nostro clima sociale, al generoso slancio di chi si spende nel portare sollievo alla condizione disagiata di quanti sono in difficoltà; uno slancio che trova nel volontariato (particolarmente diffuso nel mondo cattolico) una straordinaria risorsa di energie al servizio della comunità.
 

E non si tratta solo della proverbiale "buona indole" dei lodigiani, ma della nostra identità di città. 
Un'identità che poggia su valori testimoniati con costanza e naturale propensione, per affrontare i problemi dell'oggi e del domani.
Numerose sono infatti le sfide che quest'epoca ci propone e che investono concretamente anche la nostra città: le nuove forme di povertà, il fenomeno dell'immigrazione, la presenza sempre più centrale della tecnologia nella nostra quotidianità, i cambiamenti del mondo del lavoro, la qualità dell'ambiente in cui viviamo.
 

A queste sfide si possono dare molte risposte: quella della paura sarebbe una risposta perdente. 
L'identità di Lodi, per come l'ho sempre conosciuta ed ho ancor più imparato a conoscere in questi anni, non è fatta di chiusura ed avversione.
Ciò che siamo, i valori ai quali facciamo riferimento, non hanno bisogno di una difesa impaurita, ma di una testimonianza continua e consapevole. 
E il modo migliore per affermare la nostra identità è quello di condividerla con gli altri, vivere attivamente la nostra città e occuparci di essa, con quei gesti di solidarietà di cui ogni comunità ha bisogno per essere e sentirsi tale.
Perché la solidarietà unisce!
Lodi è questo tipo di città?
Ritengo di sì, sia come persona che appartiene a questa comunità, sia per ciò che l'esperienza come sindaco mi ha permesso di conoscere.
 
Certo, unire sicurezza e solidarietà, accoglienza e legalità, innovazione e tradizione non è sempre facile.
Ma è possibile, con una intelligente quanto indispensabile politica di sostegno allo sviluppo umano e di integrazione sociale, senza aver timore della diversità e comprendendo che può assumere varie forme.
 

Non è solo quella dello straniero, della persona di cultura, religione e costume sociale differenti da quelli che appartengono alla nostra storia, alla nostra educazione ed alla nostra formazione. 
Rischia di diventare "diverso", inteso come escluso, anche chi si trova ai margini dell'area di convivenza a cui appartiene la maggior parte di noi, che abbiamo una famiglia, una casa, un lavoro, una stabile collocazione nel contesto sociale.
Sono elementi che riteniamo fondamentali per definire dignitosa la nostra esistenza.
 
Tuttavia, sappiamo che purtroppo questi beni preziosi ed essenziali non sempre sono concessi a tutti, anche nella nostra realtà.
La crisi che nell'ultimo anno ha colpito in modo così diffuso il mondo di cui siamo parte ha vistosamente esteso i confini del disagio e della difficoltà.
Il ricorso alla cassa integrazione in molte aziende ha sensibilmente impoverito tante famiglie; e tante persone si sono improvvisamente trovati senza fonte di reddito per la perdita del posto di lavoro, smarrendo certezze, stabilità, spesso stima in se stessi e speranza per il futuro.
 

Pochi giorni fa, abbiamo vissuto le preoccupazioni per il terribile incidente alla Baerlocher; l'apprensione per i feriti, i timori per le possibili conseguenze sull'ambiente e la salute pubblica, l'incertezza sul destino di uno stabilimento a cui sono legate le sorti di 100 lavoratori e delle loro famiglie.
Accanto a queste preoccupazioni abbiamo però il dovere di dire che numerose e concrete sono le risposte che Lodi ed il Lodigiano hanno messo in campo per affrontare i disagi di questi tempi difficili, con un'azione autenticamente ispirata ai principi di solidarietà e sussidiarietà.
 

Su tutte, emerge il fondo creato proprio dalla Diocesi a favore di chi ha bisogno.
E nella stessa direzione si sono mosse altre iniziative, anche da parte delle istituzioni, come il fondo provinciale a favore delle persone che hanno perso il posto di lavoro, di cui il nostro Comune è stato tra i promotori, insieme alla Provincia e ad altre amministrazioni locali.
In questa fase di difficoltà economica, nel momento delle scelte, Lodi, come tanti altri Comuni del nostro territorio, ha deciso di mettere al primo posto l'aiuto sociale e l'attenzione a chi vive in situazioni di disagio.
 

Resto infatti convinto che la nostra città, come tutte le città, abbia senz'altro bisogno di continui investimenti in opere e servizi che migliorino costantemente la qualità della vita degli abitanti; ma questo miglioramento, che è stato cercato con impegno, sarebbe inutile se non si preoccupasse di chi è rimasto indietro o di chi è ancora alla ricerca di un'opportunità per costruire il proprio futuro.
L'impegno di tutti deve allora concentrarsi sulle iniziative che sostengano l'occupazione, che rendano accessibile il costo delle abitazioni, che rendano meno problematica per i giovani la formazione di una famiglia, che contrastino le tante, troppe, forme di disagio che colpiscono molte persone.
 

Sono queste le linee di azione e di lavoro che Lodi ed il Lodigiano si sono dati in questi mesi per superare le angustie della crisi, accanto ad indispensabili iniziative di sostegno, di rilancio e di sviluppo della nostra economia, che possano dare un orizzonte di opportunità e di fiducia ai nostri giovani, ai nostri lavoratori, alle nostre imprese.
 

Dare speranza al nostro futuro è l'aspirazione di tutti noi.
Un futuro che costruiamo, insieme, tutti i giorni.
Un futuro che è già in corso e che sarà il nostro tratto di strada, nel lungo cammino di una comunità, iniziato 1.600 anni fa con la guida di San Bassiano, che continua oggi sotto la Sua protezione e a cui affidiamo speranze e propositi per riuscire a costruire sempre più una città di tutti e per tutti.
 

Eccellenza, è con questo auspicio, reso più lieto e saldo dalla forza di spirito che in questa giornata di festa anima tutti noi, che a nome di tutta la città formulo i migliori auguri a Lei, successore di Bassiano, e alla Chiesa Laudense da Lui fondata.
Buon San Bassiano a Lei, dunque.
E buon San Bassiano, davvero di cuore, a tutti i lodigiani!
 

Lorenzo Guerini
Sindaco di Lodi


Ultima Modifica: 31/03/2023