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Commemorazione dei "Martiri del Poligono"

Giovedì 22 agosto 2013 si è tenuta la "Commemorazione dei Martiri del Poligono", per ricordare i partigiani e i patrioti lodigiani che il 22 agosto 1944 e il 31 dicembre dello stesso anno vennero fucilati al Poligono di Tiro di Lodi.
 

Il discorso del vicesindaco Simonetta Pozzoli

Autorità civili, militari e religiose, rappresentanti delle associazioni d'arma e dei reduci e combattenti della lotta di Liberazione, in particolare rappresentanti l'Associazione Nazionale Partigiani Italiani, cittadini e cittadine lodigiani, sono onorata di essere qui con tutti voi, in questo luogo della nostra città che custodisce la memoria di tante vittime della barbarie della guerra, e tra queste anche, e soprattutto, di quegli uomini che hanno sacrificato la propria vita per il bene di tutti e per la difesa della libertà e della democrazia.
 
Oggi celebriamo il 69° anniversario del l'eccidio dei Martiri del Poligono, un drammatico evento che rappresenta la più straziante pagina della Resistenza e della lotta di Liberazione a Lodi e nel Lodigiano. Soffermiamoci con attenzione e con raccoglimento e questo ci permetterà di sentire dentro di noi il dolore e lo sdegno per queste morti. La memoria ci permetterà di superare la barriera del tempo e avvertiremo la percezione chiara del coraggio e della dignità con cui questi giovani (non dimentichiamoci che alcuni di loro avevano 17 anni e gli altri non molti di più) affrontarono consapevolmente un destino così tragico, frutto della scelta libera, matura e responsabile di mettere in gioco, sino ad estreme conseguenze, le loro vite per il futuro di tutti noi.
 
Ludovico Guarnieri, Ettore Maddé, Franco Moretti, Giancarlo Sabbioni, Oreste Garati: colpiti a morte nello spiazzo del poligono di tiro nel primo pomeriggio del 22 agosto 1944. Pietro Biancardi e Giuseppe Frigoli di Livraga, Paolo Sigi di Fombio, Ferdinando Zaninelli di San Martino in Strada e Antonio d'Arco di Napoli, giustiziati nello stesso luogo all'alba del 31 dicembre dello stesso anno; come pure Rosolino Ferrari di Codogno ucciso l'8 marzo del 1945.
 
Nel pronunciare ancora oggi i loro nomi non facciamo un esercizio compilativo, ma facciamo memoria, cioè diciamo che il sacrificio di cui sono stati capaci è ancora vivo e operante per noi; è un punto di riferimento per la vita della nostra città e del nostro paese nonché di tutti i paesi dove si soffre ancora perché la libertà e la giustizia sono gravemente compromesse. Ma è fondamentale che ci soffermiamo sulle motivazioni e sul significato della scelta che fecero questi martiri perché possano parlare ancora a noi nell'oggi.
 
Nella realtà della nostra società, resa fragile da una profonda crisi economica ma soprattutto da paure e diffidenze che mettono in crisi la coesione sociale e soprattutto dalla disaffezione per una seria e appassionata azione politica che altro non è se non la passione per il bene comune, occorre prima di tutto un impegno educativo perché le giovani generazioni acquisiscano una serena coscienza critica verso ciò che viene loro proposto, quella coscienza che ebbero gli uomini che oggi ricordiamo.
In secondo luogo dobbiamo custodire e coltivare ciò che questi martiri ci hanno testimoniato. In genere negli ultimi scritti dei condannati a morte della Resistenza si respirano due cose: un cuore tenero e uno spirito inflessibile. Rosolino Ferrari aveva scritto alla moglie:

"Cara Sandra, t'ho sempre voluto bene, prega per me, sappi che muoio contento, so di non aver fatto male, ti prego perdona anche a tutti come perdono io, ti raccomando i miei piccoli".
 
Da ultimo non illudiamoci che l'indifferenza che oggi sembra diffondersi sempre più (indifferenza e incapacità di indignarsi) possa metterci al riparo dalle sofferenze e dalle ingiustizie generate dal sopruso: l'indifferenza non è mai un riparo sicuro dall'esaltazione della violenza e della forza come strumento per regolare la convivenza sociale. I Martiri del Poligono non furono indifferenti e si esposero ai rischi della violenza per contribuire a costruire una nuova società in cui il confronto ed il dialogo potessero affermarsi come modello di convivenza.

La manifestazione che oggi, come ogni 22 agosto, celebriamo, è tanto radicata nella tradizione democratica della nostra città proprio perché unisce al ricordo devoto dei giovani Martiri del Poligono la testimonianza dei valori per i quali si sacrificarono, e su tutti quello della costruzione di una società aperta, in cui l'impegno per il miglioramento delle condizioni di vita di ognuno di noi si esprime con il metodo della partecipazione, del rispetto reciproco, del riconoscimento delle identità dei singoli all'interno di un sistema di regole condivise, a garanzia dei diritti di tutti.
 
I Martiri del Poligono furono vittime di una violenza che non era semplicemente la tragica conseguenza di uno stato di guerra, ma della volontà teorizzata di negare la libertà, di cancellare i diritti individuali, di condizionare con il terrore la vita della gente, di imporre sottomissione e scoraggiare la resistenza all'oppressione totalitaria.
E' stata una scelta, lo loro, che aveva e ha tuttora un valore incancellabile: un impegno civico di resistenza, per difendere ed affermare i principi di libertà e giustizia, per costruire una società migliore, per dire no a un totalitarismo che uccide la persona. Ma non è un valore confinato in quel drammatico momento storico in cui fu fatta la loro scelta: ogni società in epoche diverse, anche la nostra oggi, chiama a modalità diverse di resistenza, di fermezza di fronte a forme oggi più subdole di asservimento del pensiero, di indebolimento della libertà e di assopimento del senso della giustizia.

Se noi tutti sapremo far vivere, insieme, questa eredità, allora il 22 agosto non resterà un giorno del calendario, ma l'occasione in cui esprimere nelle forme solenni della ricorrenza civile l'adesione a valori coltivati nella quotidianità, onorando davvero il sacrificio di quei giovani che ci hanno indicato la strada maestra della pace, della giustizia e della libertà. Se siamo davvero convinti di ciò, allora possiamo dire che qui, oggi, è viva la loro presenza, insieme al richiamo della coscienza a cui risposero con fede e coraggio.

Onore, gloria e gratitudine ai Martiri del Poligono e a tutti i caduti per la Libertà!


Ultima Modifica: 25/05/2022