Home  /  Ambiente ed Ecologia - Tutte le notizie / 2010 / Gennaio / Conversazioni d'autore. Giuseppe Ayala il 29 gennaio presso la Sala Rivolta

"Chi ha paura muore ogni giorno". Conversazioni d'autore con Giuseppe Ayala

Nell'estate del 1992 due esplosioni di enorme potenza annientarono la vita di tre magistrati (Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino) e di otto giovani che li scortavano, ribadendo al mondo intero cosa significa opporsi alla mafia
siciliana. Fu un trauma terribile per quei milioni di italiani che consideravano Falcone, Borsellino e gli altri giudici del pool antimafia gli eroi di una stagione di straordinario successo nella lotta a Cosa nostra.
A Giuseppe Ayala quelle esplosioni strapparono tre amici carissimi, lasciando lo struggente ricordo di dieci anni di vita insieme e un rabbioso, mai sopito rimpianto. Tutto ciò riemerge in Chi ha paura muore ogni giorno - I miei anni con Falcone e Borsellino il libro che Ayala presenterà al pubblico lodigiano venerdì 29 gennaio (ore 21.00, sala Rivolta del Teatro alle Vigne di via Cavour), intervistato dal giornalista Sandro Ruotolo, nel terzo appuntamento della rassegna Conversazioni d'Autore, promossa dall'assessorato comunale alla cultura in collaborazione con la Libreria Sommaruga.

Ayala venne coinvolto nell'attività del pool antimafia sin dall'inizio. Rappresentò in aula la pubblica accusa nel primo maxiprocesso contro la mafia, sostenendo le tesi di Falcone, Borsellino e della Procura di Palermo di fronte ai boss e ai loro avvocati, interrogando i primi pentiti (tra cui Tommaso Buscetta) e ottenendo una strepitosa serie di condanne che fecero epoca. E fu sempre al fianco dei due magistrati in prima linea, nell'attività quotidiana come nei viaggi per le rogatorie internazionali, nel condiviso impegno di lavoro come nelle vacanze passate insieme, fino a quando, dopo i primi, grandi successi, la reazione degli ambienti politicomediatici vicini a Cosa nostra, la diffidenza del Consiglio Superiore della Magistratura e l'indifferenza di molti iniziarono a danneggiarli e ad isolarli. "Qualcuno ha scritto che, dopo più di 15 anni da quel tremendo 1992, "Ayala ha ormai pagato il torto di essere rimasto vivo". Spero abbia ragione".
Oggi Ayala ha deciso di raccontare la sua verità su Falcone e Borsellino, ricordandone il fondamentale contributo alla lotta contro la mafia e le attualissime riflessioni sulla Sicilia, Cosa nostra, la giustizia e la politica, ma anche la loro travolgente ironia, la gioia di vivere,
le passioni civili e private, le vicende quotidiane che nessuno ha mai potuto descrivere con tanta affezionata e intima conoscenza. La storia di quegli anni, delle vittorie e dei fallimenti dell'impegno di pochi e delle speranze deluse di molti, riporta al centro dell'attenzione di tutti noi la tremenda capacità di sopravvivenza della Piovra, che si nutre dei silenzi, delle complicità, delle disattenzioni e delle colpe di una Sicilia e di un'Italia che non sono, forse, abbastanza cambiate da allora.

Giuseppe Ayala è stato deputato e senatore per quattro legislature e sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2000. È rientrato in magistratura nel 2006 ed attualmente è presidente della prima sezione di Corte d'appello del Tribunale dell'Aquila.

Sandro Ruotolo ha iniziato l'attività giornalistica nel 1974, lavorando per il quotidiano Il Manifesto. Nel 1980 entra alla RAI e sei anni dopo viene nominato inviato speciale per conto della sede della Campania. È corrispondente da Napoli per il TG2 e per il GR1. Nel 1991 lavora per il TG3. Per tre stagioni televisive lavora a Mediaset con Michele Santoro, dal 1996 al 1999. Poi torna in Rai, dove viene prima assegnato a Rai Uno e poi a Rai Due. Nel 1988 inizia la collaborazione con Michele Santoro, che continua tuttora.
Diventa caporedattore e poi vicedirettore. Collabora a diversi programmi televisivi: Samarcanda, Il Rosso e il Nero, Tempo Reale, Moby Dick, Moby's, Circus, Il raggio verde, Sciuscià, Anno Zero.
Nell'ottobre del 2009, in corrispondenza di una inchiesta sui rapporti tra mafia e Stato e dopo aver intervistato Massimo Ciancimino, riceve una lettera minatoria in cui viene minacciato di morte.


Ultima Modifica: 25/05/2022